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3/3/2006 Roma - Daniele Minichini si confronta con l'On. Di Pietro al Convegno'Sicurezza e Legalità'
Ecco il testo dell'intervento di Daniele Minichini Segretario Generale Li.Po.L. nel Confronto - dibattito "Sicurezza e Legalità" tenuto dall'Onorevole Di Pietro,a Roma il 2 Marzo 2006 nella sala Capranichetta a Montecitorio,con i rappresentanti di tutte le forze di Polizia :
So benissimo che quello che sto per dire non piacerà a nessuno dei presenti, ma tant’è che chi mi conosce sa che non mi tiro mai indietro, quando c’è da battersi per una causa che ritengo giusta. Ebbene, nel voto per il referendum sulla devolution voluta per la Lega, io sono orientato a votare si. Un vigile urbano di Napoli che vota insieme alla Lega, perché? In nome di che cosa? Veramente la domanda giusta è: in nome di chi?La risposta è: in nome di Deborah Rizzato. E’ già da molto tempo che sono arrivato alla conclusione che il diritto alla sicurezza, anche se non scritto nella nostra Costituzione, è il primo diritto. E’ quello che precede tutti perché se non c’è sicurezza, tutti gli altri diritti diventano solo enunciazioni astratte. Questo, in una città come Napoli, è una cosa che si può letteralmente toccare con mano, e ogni cittadino onesto in quella città per la mancanza quotidiana di sicurezza è talmente limitato nei suoi diritti che praticamente la città è per lui come una prigione a cielo aperto.Se perciò noi identifichiamo la sicurezza come la casa in cui ogni cittadino onesto possa esplicare tutti i suoi diritti e quindi tutte le sue potenzialità, vari sono i pilastri che la sorreggono, che sono le varie branche di polizia e dell’autorità giudiziaria, ma la Polizia Municipale è il terreno su cui è costruita. Perché la polizia Municipale è la vera polizia di prossimità, altro che quella buffonata protagonistica del poliziotto o carabiniere di quartiere, è quella che occupandosi di traffico, viabilità, antiabusivismo, è quella che ha il compito di combattere tutte quelle piccole tra virgolette illegalità che se si uniscono tra di loro rendono invisibile una città. Quando uso l’espressione “piccole” tra virgolette, non lo dico per dire ma con cognizione di causa: ad esempio quanti qui in questo convegno realizzano l’effetto devastante delle frodi in commercio, ed in particolare delle frodi alimentari, che ormai come fonte di guadagno illecito possono tranquillamente paragonarsi al narcotraffico col rischio di pene oscenamente ridicole. Senza contare l’aggravio per le Casse dello Stato per la cura dei cittadini malati. Ma ora veniamo al dunque. Perché in nome di Deborah Rizzato? Perché se ci fosse già stato la devolution Deborah Rizzato sarebbe ancora viva!
Perché sono sicuro di questo? La risposta sta in una sola parola: prossimità.
Le innumerevoli denunce di Deborah si sono ammucchiate l’una nell’altra senza esito, perché chi le ha ricevute, Polizia, Carabinieri, Vigili e quant’altro dopo averle lette si è detto “ma io che ci posso fare? La legge non mi consente di fare niente!” E le ha messe da parte. Si è vero che il codice penale è rimasto quello Rocco e per tanto le pene per chi non ottempera alle disposizioni del giudice sono ridicole (ma nel 42 si diceva carcere era carcere!) Si è vero che oggi uno se ammazza 4 persone se la cava con vent’anni di carcere, che con la Gozzini vuol dire automaticamente 5 anni in meno (ma quanti cittadini lo sanno?) e andare in semilibertà dopo 7 e mezzo. Perciò quei colleghi alla fine si sono detti “chi me lo fa fare visto che non mancano mai avvocati e politici a difendere i diritti dei delinquenti”. Ebbene se ci fosse stata già la devolution gli agenti dell’ordine si sarebbero comportati diversamente perché la loro carriera sarebbe dipesa dal politico di prossimità la cui elezione sarebbe dipesa dal voto di elettori che avrebbero potuto ritenerlo responsabile della vita di Deborah. Anche con le leggi vigenti? Siamo tutti addetti alla sicurezza e sappiamo benissimo che qualcosa ci si sarebbe inventato perché il perseguitato fosse l’assassino e non la vittima.
E’ ben chiaro che per proteggere efficacemente le nostre Deborah, le nostre figlie, le nostre donne occorre anche un magistrato di prossimità. Ebbene io non solo sono favorevole al PM sottoposto all’esecutivo (così almeno finirà l’osceno quotidiano scaricabarile tra governo e magistrati, su chi ha la responsabilità sulla mancata lotta alla criminalità) ma per i reati “locali” come l’assassinio di Deborah, ad occuparsene deve essere un PM eletto con voto popolare.
Cane non mangia cane e quando oggi si entra in aula di giustizia sembra che il criminale sia la vittima e non il reo. E tutto questo non cambierà se la riforma verrà bocciata. Anche se non sono un esperto costituzionalmente so benissimo che la riforma della Lega è scritta con i piedi ma nonostante ciò io non intendo buttare via il bambino con l’acqua sporca. Io credo nel lavoro che faccio e lo faccio per servire la comunità, quella comunità che mi paga lo stipendio e che io rispetto. E a quelli che pensano solo al 27 dico: attenti un sistema corrotto è un sistema inefficiente è nel mondo globalizzato di oggi potreste ritrovarvi senza posto e senza stipendio!