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IL DIPENDENTE PUBBLICO CON 35 ANNI DI SERVIZIO PUò CHIEDERE ESONERO DAL LAVORO

A partire dal prossimo anno e fino al 2011, il dipendente pubblico che ha maturato 35 anni di anzianità di servizio può chiedere di essere esonerato dal lavoro nei 5 anni precedenti al momento di andare in pensione con 40 anni di anzianità contributiva.

E' quanto prevede l'art.72 del decreto legge 112/2008, le cui modalità applicative sono state illustrate con una circolare firmata il 20 ottobre scorso dal ministro Brunetta.

Le disposizioni dell’art.72 rientrano tra le misure per la stabilizzazione della finanza pubblica e sono coerenti con il disegno di riorganizzazione e di razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni.

Il nuovo istituto dell'esonero dal servizio – introdotto dall’art.72 – ha come obiettivo la progressiva riduzione del numero dei dipendenti pubblici.

L’art.72 prevede anche importanti novità in materia di trattenimento in servizio dei pubblici dipendenti e sempre nello stesso articolo viene disciplinata la risoluzione del contratto di lavoro per i dipendenti che abbiano maturato 40 anni di anzianità contributiva.

Le innovazioni contenute nell’articolo 72 sono dunque 3:

1. l'esonero dal servizio (commi da 1 a 6);
2. il trattenimento in servizio per un biennio (commi da 7 a 10);
3. la risoluzione del rapporto di lavoro per chi ha 40 anni di servizio (comma 11).

La richiesta di esonero dal servizio deve essere presentata improrogabilmente entro il 1° marzo di ciascun anno, a condizione che entro l'anno solare venga raggiunto il requisito minimo di anzianità contributivo richiesto. La domanda non è revocabile.

Possono avvalersi dei cinque anni di esonero i dipendenti in servizio presso le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le Agenzie fiscali, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli Enti pubblici non economici, le Università, le Istituzioni ed Enti di ricerca nonché gli enti di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. E’ escluso il personale della Scuola.

Fonte: Governo

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ADDIO PATENTI PER I DROGATI

Niente patente per drogati e spacciatori
 



Il ministro dell'interno Maroni spiega il suo progetto per combattere il traffico di stupefacenti. Avra enormi risvolti sulla sicurezza stradale
Addio patente per i drogati: "Divieto di guida a vita"

Drogati? Spacciatori? Addio patente per sempre. Questo il progetto del ministro dell'Interno: "Vogliamo - ha spiegato Roberto Maroni - introdurre il ritiro totale della patente per chi viene condannato in modo definitivo per reati legati agli stupefacenti, e di impedire il conseguimento del documento di guida, una volta compiuti i 18 anni, per i minorenni condannati per reati di droga".

Una svolta. E per due principali motivi: il primo e legato all'incredibile percentuale di incidenti legati al fenomeno della droga. Il secondo perche pone di fatto fine - almeno dal punto di vista di orientamento giuridico - a quella specie di far west che e la circolazione stradale: pirati della strada che vengono riammessi alla circolazione, giudici di pace che ridanno la patente con grande facilita.

Chiaro che l'idea di Maroni si inserisce in un quadro piu ampio della lotta al mondo degli stupefacenti: "La nostra opposizione al femomeno della droga - ha spiegato infatti il ministro - e a tutti i livelli. Nei prossimi mesi il Viminale sara ancora piu impegnato su questo fronte perche dobbiamo colpire con assoluta durezza, in particolare il circuito dello spaccio". Ma e significativo che in questa lotta sia stato riservato un occhio di riguardo alla sicurezza stradale.

In ogni caso ora il punto e un altro: e davvero possibile levare la patente a vita? Ed e credibile una pena del genere se in Italia neanche gli assassini riescono a rimanere per sempre in prigione?
"Togliere per sempre la patente - spiega infatti Giordano Biserni, presidente dell'Asaps, associazione amici polizia stradale - e un po' difficile ma noi come associazione sposiamo completamente questo progetto. Un progetto complicato ma di sicuro effetto nella diminuzione degli incidenti stradali".
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CURIOSITà DELLA FAMIGLIA....PRODI

Franco Prodi: crisi, Romano non mi ascoltò

«Quando mio fratello Romano era a palazzo Chigi, durante una delle tante emergenze rifiuti a Napoli, gli dissi: ”Vai in tv, come capo del governo, con una padella in mano, e spiega a tutti gli italiani, non solo ai napoletani, che cosa dobbiamo fare con la spazzatura, ogni giorno, nelle nostre case”». Lo racconta il professor Franco Prodi, direttore dell’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr, nel libro «Non sprecare», edizioni Einaudi, di Antonio Galdo. L’allora premier, però, non seguì il consiglio del fratello.

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