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Responsabilità sociale di Trenitalia?
Riceviamo e pubblichiamo Ma è questa la responsabilità sociale di Trenitalia? (di Luca Faccio) Gentilissimo Ingegnere Vincenzo Soprano, le scrivo per sottoporre alla sua diretta attenzione i disagi che le persone con disabilità incontrano, dopo l’emanazione della Circolare del 14 settembre scorso, dove si ribadisce che i portatori di handicap non possono viaggiare se il materiale ferroviario non è idoneo. La scelta intrapresa da Trenitalia, secondo il mio punto di vista, impedisce il diritto alla mobilità delle persone con disabilità e questo non è giusto. Una persona con disabilità sale su un treno in Francia: spesso però la realtà è ben diversa...Tengo a precisare che con il dottor Vincenzo Saccà [direttore della Vendita e Assistenza di Trenitalia, N.d.R.], persona molto disponibile e attenta a tali problematiche, stiamo cercando di risolvere tale situazione a livello locale [nella zona di Bassano del Grappa, N.d.R.], ma il problema rimane per il resto delle città d’Italia. Il dottor Saccà si impegna a sostituire laddove è possibile il materiale non idoneo con del materiale idoneo e per questo lo ringrazio, ma dove non sarà possibile farlo, la persona disabile rimarrà a terra? Ho visitato il sito internet delle Ferrovie dello Stato www.ferroviedellostato.it e nella sezione Responsabilità Sociale, si definiscono «socialmente responsabili» quelle imprese che «decidono di propria iniziativa di contribuire a migliorare la società e rendere più pulito l'ambiente». Si precisa inoltre che «essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là, investendo di più nel capitale umano, nell'ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate». Questi concetti chiave hanno tra l'altro ispirato le Linee Guida elaborate dal Gruppo Ferrovie dello Stato in materia di politica sociale, vale a dire: «Garantire a tutti l'accessibilità ai treni, dalle persone con difficoltà motorie ai portatori di handicap e agli anziani...». La Circolare in questione, però, non mi sembra che favorisca l'accesso ai disabili al trasporto ferroviario, sbaglio? E come mai tale Circolare non viene resa pubblica, in modo che tutte le persone con disabilità possano venirne a conoscenza? In attesa di una sua risposta, la ringrazio anticipatamente.
Le accuse al sistema italiano di Antonio Iavarone medico alla Columbia University
Le accuse al sistema Italia di Antonio Iavarone, medico alla Columbia University «Non parlate più di fuga dei cervelli»
«Le università italiane sono in mano ai baroni, non sono i migliori a occupare le posizioni più importanti. È un sistema che non si basa sul merito, ma sul clientelismo: si fa carriera per conoscenza. La bravura non paga...». Sullo stato della ricerca in Italia e sulla fuga di cervelli, Antonio Iavarone, originario di Benevento, oncologo pediatra di fama internazionale da 10 anni alla Columbia University di New York, costretto ad abbandonare l’Italia per aver denunciato un clamoroso caso di nepotismo al Policlinico Gemelli di Roma, lancia un durissimo atto di accusa in un’intervista al Mattino.
IL MODELLO l’intervista DANIELA CIPOLLONI L'Università italiana è sotto schiaffo. Protestano i ricercatori precari, costretti ad emigrare per mancanza di opportunità. Lamentano di essere stati beffati i 500 «cervelli» rientrati con il decreto Moratti e che ora, in scadenza di contratto, saranno costretti a rifare armi e bagagli. Piovono accuse anche dal neo premio Nobel per la medicina Mario Capecchi, per il quale l'Italia non dà spazio ai giovani. «Il sistema universitario italiano è malato e corrotto. Per cambiarlo servono misure radicali, una rottura con il passato». Antonio Iavarone, originario di Benevento, oncologo pediatra di fama internazionale, lavora da 10 anni alla Columbia University di New York. È stato costretto ad abbandonare l'Italia, insieme alla moglie Anna La Sorella, per aver denunciato un clamoroso caso di nepotismo al Policlinico Gemelli di Roma. Professor Iavarone, è allarmato dalla fuga dei cervelli? «Parlare di fuga dei cervelli è un errore. In campo scientifico è giusto che le persone vadano all'estero per formarsi nei migliori laboratori. Non è positivo che un ricercatore resti nello stesso posto, come erroneamente si pensa in Italia. L'immobilismo equivale a perpetrare il sistema inefficiente e corrotto che c'è ora». Ma chi va all'estero, poi non torna. «Il problema italiano è la mancanza di competitività. L'Italia non è un paese capace di attirare gli scienziati di alto livello. Negli Stati Uniti, invece, le università competono per accaparrarsi i migliori scienziati. L'Italia non è considerata un'opzione valida per chi sta all'estero». Quali sono i mali da cui è affetta la nostra università? «Le università italiane sono in mano ai baroni, non sono i migliori ad occupare le posizioni più importanti. È un sistema che non si basa sul merito, ma sul clientelismo: si fa carriera per conoscenza. La bravura non paga. Poi c'è il problema dei finanziamenti. Si investe poco, ma soprattutto si investe male. È sbagliato reclamare più soldi alla ricerca, se si continua a finanziare cattiva ricerca». Nei giorni scorsi il ministro Mussi ha sbloccato 20 milioni di euro per l'assunzione di mille ricercatori, ma restano in vigore i vecchi concorsi. «È un segno della volontà di illudere di cambiare le cose, ma di non farlo realmente. Venti milioni di euro sono una bazzecola e i concorsi sono l'emblema della "malauniversità". Nella maggior parte dei paesi occidentali non si "entra" per concorso. I ricercatori vengono scelti per le loro capacità, per le pubblicazioni che hanno prodotto, per le scoperte che hanno fatto. Il mestiere di scienziato è un mestiere competitivo, dove non ci sono certezze. Il posto fisso è contrario al concetto di eccellenza». Come giudica il programma del rientro dei cervelli promosso dall'ex ministro Moratti? «Si tratta di iniziative propagandistiche, forse utili ad allocare posti, a dare un contentino ai precari. Lo dico chiaramente: è una presa in giro all'italiana. Così si getta solo fumo negli occhi, che serve solo a mantenere esattamente lo status quo, senza cambiare nulla». Che cosa propone? «Il parametro del successo è la capacità di cercare un ambiente internazionale. L'Italia dovrebbe seguire l'esempio della Spagna e di Singapore e creare centri di ricerca internazionale, gestiti da autorità riconosciute dalla comunità scientifica e popolati da scienziati che lavorano al top della ricerca scientifica. Centri di ricerca in cui i ricercatori siano scelti per i loro meriti reali. Non sulla base di concorsi fasulli». Un sogno? «Spero di no, forse qualche cosa si sta muovendo. Nel corso della precedente legislatura, si è discusso della possibilità di realizzare un centro del genere a Benevento. Sarebbe necessario un investimento da 140 milioni di euro per 5 anni. Ma sono scettico sulla volontà politica di cambiare rotta. Ci sono interessi forti a mantenere il sistema com'è, perché se si creasse competitività molte delle strutture che oggi operano chiuderebbero battenti».
tratto da : IL MATTINO
Cambia il codice fiscale diventerà una tessera multifunzione?
la sogei che lo gestisce pensa ad una nuova tessera multifunzione Troppi omonimi, cambia il codice fiscale L'ingresso dei nuovi immigrati, soprattutto cinesi, sta causando problemi: si passerà a sequenza solo numerica ROMA - Addio vecchio codice fiscale. Nel giro di qualche anno il vecchio identificativo andrà in pensione. Per essere sostituito da una nuova tessera multifunzione, se il governo darà il via libera. Colpa delle troppe omonimie che si verificano a seguito dell'ingresso degli immigrati nel nostro Paese. Il codice fiscale nel giro di pochi anni cambierà faccia: non dovrebbe più essere alfanumerico ma probabilmente sarà solo una sequenza di numeri che non solo identificherà il soggetto sotto il profilo fiscale (compresa la partita iva) ma fungerà anche da carta servizi, a partire da quelli sanitari e comunali. Il progetto è allo studio della Sogei, il braccio informatico del ministero dell'Economia. LEGGE DELEGA IN ARRIVO - «Il problema è all'ordine del giorno e attendiamo a breve la legge delega», ha detto il presidente della Sogei Gilberto Ricci a margine della presentazione della convention che vede impegnati i 1.700 dipendenti della società. Il progetto è allo studio ed è difficile indicare una data anche se c'è da tenere conto che dal 2010 scadranno le attuali tessere sanitarie. «Il codice alfanumerico, così come lo conosciamo, andava bene una volta quando i casi sovrapposizione erano molto pochi e quindi gestibili - spiega Ricci - ma ora con l'ingresso di molti immigrati, pensiamo in particolare ai cinesi, i casi di omonimia stanno aumentando in maniera esponenziale». LOTTA ALL'EVASIONE - Il codice fiscale è solo uno dei fronti di lavoro della Sogei che con 60 mila postazioni informatiche e 10 milioni di transazioni giornaliere si muove dal fisco ai giochi e in prospettiva si candida a diventare fornitore di servizi informatici per tutta la pubblica amministrazione. In questo senso la Sogei auspica l'arrivo di un segnale già nella Finanziaria attualmente all'esame del Parlamento. «Abbiamo un patrimonio di dati che potrebbe essere sfruttato al meglio da tutte le amministrazioni», sottolinea l'amministratore delegato Valerio Zappalà. Particolarmente importante per Sogei è la lotta all'evasione fiscale: tra gli ultimi prodotti ha messo in campo un programma informatico che consente con la sola immissione di una targa o di un indirizzo la costruzione di tutti i redditi, le proprietà, le partecipazioni di un soggetto e dei suoi congiunti.
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