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29/1/2006 BOLLO AUTO IN CAMPANIA LA REGIONE FUORILEGGE
La Regione Campania ha prorogato illegittimamente di due anni i termini per il recupero della tassa senza mai aver approvato alcuna legge sul condono per i tributi. NAPOLI – Nuove “cartelle pazze” in Campania. Sono 1.500.000 gli avvisi di accertamento e di irrogazione sanzione emessi dalla Regione Campania per il recupero della tassa auto per gli anni 2000, 2001 e 2002, inviati ai contribuenti campani in questi giorni. Tali avvisi “pazzi” presentano secondo “Lo Sportello del Contribuente” profili di illegittimità in quanto notificati oltre il termine triennale di prescrizione previsto dalla legge 53/83. Infatti, l’articolo 5 sancisce che “l’azione dell’amministrazione finanziaria per il recupero delle tasse dovute dal 1° gennaio 1983 per effetto dell’iscrizione di veicoli o autoscafi nei pubblici registri e delle relative penalità si prescrive con il decorso del terzo anno successivo a quello in cui doveva essere effettuato il pagamento”. “La Regione Campania – afferma Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - non avendo aderito alla normativa nazionale sul Condono, non può beneficiare della disposizione di proroga, statuita dal legislatore nazionale”. “Il prolungamento del termine, così come “erroneamente” indicato negli avvisi inoltrati, - continua Carlomagno - è applicabile solo in quelle Regioni che hanno varato disposizioni in materia di condono previste dal legislatore nazionale con l’articolo 13 Della L. 27.12.2002, n. 289 con lo scopo di garantire a tali Regioni il recupero oltre i termini triennali di prescrizione. Cosi facendo, la Regione, da un lato, ha precluso ai contribuenti la possibilità di sanatoria e, dall’altro, ha esteso i termini di accertamento per la riscossione dei bolli auto, generando una frustrazione e lesione dei diritti del contribuente.” Sul sito Internet www.contribuenti.it è presente una sezione speciale dedicata alle cartelle pazze con tutta la documentazione necessaria per far valere i propri diritti. tratto da:CONTRIBUENTI.IT
28/1/2006 SORRENTINO LEGGE BOCCA (E SONO GUAI)
Piero Sorrentino legge Napoli siamo noi di Giorgio Bocca: e ne scrive per il Corriere del Mezzogiorno. Aprite l'ombrello.
Il cinico non è adatto a questo mestiere, recita il titolo di un bel libro – intervista di Ryszard Kapuscinski con Maria Nadotti. E il mestiere del titolo è ovviamente il giornalismo. Leggendo l’ultimo libro di Giorgio Bocca su Napoli, Napoli siamo noi (pagg. 134, 14 euro, Feltrinelli) si è spinti a integrare il titolo di Kapuscinski con una chiosa non del tutto superflua: Il cinico (e il distratto) non sono adatti a questo mestiere. Era da tempo che in un così smilzo volumetto (talmente smilzo che l’editore s’è visto costretto a rimpolparlo con decine e decine di pagine bianche: su 134 fogli, quelli effettivamente stampati sono poco meno di 108) non si riscontrava una così imbarazzante serie di errori, incongruenze, refusi, inesattezze. Qui di seguito se ne prova a dare un’idea. Con un’avvertenza di non esaustività del rapporto: la pioggia era così fitta che qualche goccia può essere scivolata via, non vista. E la si affida agli occhi attenti dei lettori.
Pag. 5 : “Lungo la tangenziale avvengono anche molti scippi classici; due in motoretta raggiungono la donna con la borsetta a tracolla e gliela tirano via con una frustata”. È un’immagine potente, rabbiosa. Peccato solo che lungo la tangenziale di Napoli, come lungo le tangenziali del resto d’Italia, la circolazione ai pedoni e alle motorette sia vietata dal codice della strada, e che lo scippo descritto sia perciò impossibile.
Pag. 27: “Bassolino, che è di Avellino (…)” Antonio Bassolino è originario di Afragola.
Pag. 31 (e per tutto il libro) : “Rosa Russo Jervolino è di madre altoatesina (…)” Sarebbe bastato una rapida verifica sul sito ufficiale del Comune di Napoli per scoprire che il cognome del sindaco si scrive Iervolino, con la i.
Pag. 32: “La famiglia di Annalisa Durante, la ragazza trucidata per uno sguardo (…)”. Uno sguardo? Qui Bocca evidentemente si confonde con altri tristi casi di cronaca nera napoletana. Annalisa Durante è stata uccisa da un gruppo di fuoco della camorra a Forcella, vittima innocente di uno scontro tra clan che si contendevano il controllo del territorio.
Pag. 38: “L’intera famiglia Fabbricini in guerra (…)”. Anche qui una leggerezza ortografica. Il clan si chiama Fabbrocino.
Pag. 42: “I Mazzarella di Sarno”. Sarno? Il clan Mazzarella è di san Giovanni a Teduccio. che non portano la divisa vengono scambiati per scissionisti e trucidati”. Qui, al di là della incerta sintassi e della traballante concordanza, Bocca sfiora il surreale. Quattro carabinieri morti, anzi, no, di più, addirittura trucidati? Dove? Come? Quando? Possibile che di un così grave fatto di sangue non ce ne ricordiamo? Siamo così anestetizzati alla violenza che abbiamo rimosso dalla memoria, come un file superfluo, il tributo di sangue pagato da 4 giovani carabinieri, massacrati solo per essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato? No, niente di tutto questo. La realtà, i fatti, sono per fortuna, almeno questa volta, meno gravi. Il riferimento è allo scorso ottobre, quando – di ritorno a casa dopo una serata in pizzeria – quattro marescialli dell’Arma, in borghese, vennero scambiati per scissionisti, affiancati da una vedetta della camorra e colpiti con una mitraglietta. Per fortuna se la cavarono con poco, ferite superficiali medicate al pronto soccorso per tre di loro (uno degli agenti rimase illeso) e tanta paura Pochi giorni dopo lo specchiettista a guardia della strada, forse spinto dallo stesso clan messo sotto pressione dai carabinieri, si costituì in caserma e ammise l’errore. Insomma: una brutta storia finita tutto sommato bene. Non per Giorgio Bocca. Per lui a Napoli si muore anche quando si resta vivi.
Pag. 52: “Il cardinale di Napoli Giordano (…) è nato il 26 ottobre 1930”. Errore: Michele Giordano è nato il 26 settembre 1930 (anche qui, un rapido giro in Rete non avrebbe fatto male).
Pag. 81: “Scampia, il quartiere alto di Napoli (…)”. A Napoli il “quartiere alto” è il Vomero, altro che Scampia.
Pag. 92: “A Napoli lo psichiatra Ceravolo ha inventato una maglietta con su stampata una finta cintura di sicurezza e assicura di averne vendute molte”. Vecchia e stracotta bufala mediatica, che evidentemente solo questo maestro del giornalismo ancora non conosce. In realtà lo psichiatra Ceravolo, qualche anno fa, non fece altro che inventarsi una finta notizia (secondo cui, appunto, a Napoli vanno via come il pane t-shirt con una cintura di sicurezza stampata sopra) dandola in pasto ai media, e dimostrando così come il sistema dell’informazione spesso si beva tutto o quasi, con superficialità e approssimazione. Sarà contento Ceravolo di avere avuto una così autorevole conferma alle sue teorie.
Pag. 98: “Ma la Jervolino, che non nasconde neppure la sua voce roca (…)” Roca? Roca è la voce di Paolo Conte, di Sandro Ciotti, di Ferruccio Amendola. Roca è una voce cupa, sommessa, bassa. Quella del sindaco sarà al massimo stridula, o alta.
Pag. 99: “De Felice ha anche il fisico da Rambo”. Antonio De Felice è lo zelante ispettore della polizia municipale che si occupa di auto clonate. Ma il soprannome, nella migliore tradizione dei contronomi, è evidentemente ironico (a chi abbia visto almeno una volta De Felice, e non pare il caso di Bocca). De Felice è basso e magro, ha la faccia secca e lunga e la testa liscia alla sommità, coi capelli bianchi e lunghi solo ai lati. Tutto meno che un fisico da Rambo insomma.
Pag. 123: “L’amministrazione comunale di Tufini (…)”. Tufini ovviamente sta per Tufino.
La ricognizione si conclude qui, con una ennesima citazione dal libro. Ma questa volta è, temiamo, una citazione pienamente condivisibile, e uno straordinario, e involontario, autocommento al volume: “Siamo tornati a discutere come all’inizio del Novecento le teorie antropologiche sulla criminalità, se essa sia nativa o razzista, per cui agli occhi di un leghista, ma anche di benpensanti, un napoletano, un calabrese, un siciliano, sarebbero più vicini alle scimmie che agli uomini”.
23/1/2006 Previdenza: varato il decreto legislativo sulla totalizzazione dei periodi assicurativi.
Approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 19 gennaio il decreto legislativo che detta la nuova disciplina dell'istituto della totalizzazione dei periodi assicurativi. Il provvedimento consente a quei lavoratori che abbiano svolto nel corso della propria vita lavorativa attività diverse e che siano stati dunque iscritti a diverse gestioni previdenziali, di utilizzare i vari periodi contributivi ai fini del calcolo di un unico trattamento pensionistico, il cui onere è posto proporzionalmente a carico delle singole gestioni presso le quali sono stati versati i contributi. La nuova norma riguarderà circa 2 milioni di persone. Particolarmente interessati alla totalizzazione sono quei lavoratori autonomi o liberi professionisti che hanno anche periodi di contribuzione come lavoratori dipendenti, ma anche i lavoratori parasubordinati, i cosiddetti co.co.co., e i lavoratori a progetto iscritti alla gestione separata i cui contributi non potevano essere finora trasferiti. Con la nuova disciplina i diversi periodi di iscrizione alle varie gestioni pensionistiche potranno essere totalizzati a condizione che il lavoratore abbia 20 anni di contributi e e 65 anni di età, 40 anni di contributi a prescindere dall'età, oppure a condizione che i periodi da totalizzare siano di almeno 6 anni. Lo schema di decreto legislativi e la relazione introduttiva: http://www.welfare.gov.it
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