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CONTRIBUTO PER ACCEDERE ALLA....GIUSTIZIA
| A partire dal 1° gennaio 2010, il cittadino-automobilista che riceve un verbale di accertamento e contestazione violazione al C.d.S. palesemente illegittimo, sarà costretto a versare allo Stato importi a partire da 38,00 euro per essere tutelato dalla Giustizia ordinaria. Lo prevede la Finanziaria 2010. "Per meglio intenderci: nell'ipotesi in la Polizia Municipale vi commini erroneamente una multa per divieto di sosta, la cui sanzione amministrativa prevista dal Codice della Strada è pari ad appena 36,00 euro, per poter proporre ricorso innanzi al Giudice di Pace, dovrete necessariamente versare allo Stato la somma di 38,00 euro", spiega Bruno Maizzi, Presidente del Movimento Consumatori Foggia-San Severo. "Non è altro che "un balzello" da elargire per accedere alla Giustizia, istituito (dicono) per a scoraggiare i soliti furbi... che tuttavia porterà notevoli danni anche agli onesti cittadini, ossia a quanti hanno tutte le più legittime ragioni per inoltrare Ricorso e/o far valere le proprie ragioni. Il provvedimento rischia di legare le mani alla Giustizia, poichè la cosa non riguarda solo i Ricorsi ai Verbali per violazione al C.d.S., ma è rivolta anche ai contenziosi condominiali, assicurativi, bancari, etc. facendo in modo che i cittadini rinuncino alla propria tutela per l'esoso costo del procedimento. E' costituzionale far pagare il cittadino per un suo diritto? Ed in caso di Vittoria il "Contributo" elargito, verrà restituito al ricorrente?" si chiede il Presidente. Secondo l'Avv. Rosangela Loriso (Responsabile M.C. Foggia) l'intervento normativo porterà al naturale ed ovvio spostamento del carico di lavoro relativo ai giudizi di opposizione alle sanzioni amministrative dai Giudici di Pace alla Prefetture. I cittadini, infatti, disincentivati a proporre ricorso innanzi all'Autorità Giudiziaria, rivolgeranno le proprie richieste di tutela alle Prefetture le quali assisteranno inermi ad un inevitabile incremento del carico di lavoro dei propri uffici.
Fonte: helpconsumatori.it |
NUOVI PARAMETRI PER LE PENSIONI
Pensioni, ora sono più leggere in vigore i nuovi coefficienti Dal primo gennaio, per il calcolo della pensione, vengono applicati i nuovi parametri ribassati tra il 6,38 per cento e l'8,41 per cento. Legati alle migliori aspettative di vita. Per Cgil perdite almeno del 3-4%. Sale anche l'età delle dipendenti statali e previdenza più cara per i lavoratori parasubordinati. INTERATTIVO PENSIONE: CALCOLA QUANDO E QUANTO. TABELLA COEFFICIENTI: come saranno dal 2010. REQUISITI: come cambiano Sono entrati in vigore, dal primo gennaio di quest'anno, i nuovi coefficienti di trasformazione delle pensioni. I nuovi parametri, rispetto a quelli impiegati fino ad ora, sono ribassati, a seconda dell’età, di un valore compreso tra il 6,38 per cento e l’8,41 per cento ( vedi tabella). Perdite almeno del 3-4 per cento. Gli impatti saranno diversi a seconda del sistema con cui viene calcolata la propria pensione. La Cgil ha stimato che, con l'applicazione automatica dei nuovi coefficienti di calcolo del montante contributivo, chi va in pensione oggi con il sistema misto (contributivo-retributivo) perderà circa il 3-4 per cento della pensione. La perdita sarà ancora maggiore per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1 gennaio 1996. Secondo i calcoli del sindacato, nel caso di una lavoratrice nata nel '49, impiegata con 30 anni di contributi, con l’applicazione dei nuovi coefficienti, e a parità degli altri elementi, la perdita sarebbe di 715 euro l’anno nel sistema misto e di 1.378 l’anno, nel sistema contributivo. Per questo Cgil ha chiesto di modificare i criteri di calcolo dei coefficienti di trasformazione e di applicarli "pro quota" solo sul montante contributivo dal 2010 in poi e non retroattivamente su tutti i contributi.
Le donne del pubblico. Per le dipendenti della Pubblica amministrazione, sempre a partire dal primo gennaio, l'età pensionabile passa da 60 a 61 anni. La legge è stata approvata dopo che la Corte di Giustizia Europea aveva intimato all'Italia di parificare i criteri pensionistici tra uomini e donne. Per l'Indpdap, l'Istituto di previdenza dei dipendenti pubblici, sono 3.500 le donne lavoratrici che dovranno rinviare la pensione e rimanere al lavoro in vista dell'entrata in vigore della nuova normativa. Secondo le previsioni dell'Istituto infatti, in base alla vecchia normativa avrebbero lasciato il lavoro per il raggiungimento dei requisiti di vecchiaia in 6 mila, ma dopo la 'stretta' potranno andarsene solo in 2.500.
Collaboratori e contributi. A partire dal primo gennaio poi, i parasubordinati iscritti in via esclusiva alla gestione separata dell'Inps vedranno crescere il prelievo sui compensi dal 25,72% al 26,72%. La norma è prevista dalla legge 247/2007. Andare in pensione con le quote. A gennaio 2010, e per tutto il 2010, varrà pure il meccanismo delle quote per l’accesso al pensionamento di anzianità (introdotto dalla legge 247 del 24 dicembre del 2007) in vigore già da luglio 2009. Possono andare in pensione coloro che hanno compiuto almeno 59 anni e hanno 36 anni di contributi. Il meccanismo delle quote fa sì quindi che si può andare con 35 anni di contributi ma solo se si sono compiuti almeno i 60 anni d’età. Fino alla fine di giugno 2009, i requisiti minimi erano di 58 anni con 35 anni di contributi. A partire dal gennaio 2011 invece, per andare in pensione di anzianità, si dovrà toccare quota “96”: ovvero potrà andarci chi avrà compiuto 60 anni di età e avrà 36 anni di contributi o 61 anni con 35 anni di contributi. Di seguito la tabella con la somma di età anagrafica e anzianità contributiva e l’età anagrafica minima secondo la legge 247 (vedi tabella). Lo strumento interattivo. Per calcolare la data di pensionamento e l’importo della pensione netta annua (vedi dettaglio) è possibile utilizzare lo strumento del Calcola Pensione che dà la possibilità anche di scoprire quanto vale la pensione netta in termini percentuali rispetto all’ultimo stipendio netto. Le istruzioni per l'uso. Per utilizzare il calcolatore si dovrà specificare la data di nascita, il sesso, il codice di avviamento postale, la data di inizio di iscrizione alla previdenza obbligatoria, la categoria, la professione, e il reddito annuo. E' utile precisare che, per una corretta lettura delle previsioni, l'importo del reddito da lavoro dell'anno in corso va imputato al netto di tasse e contributi. Sarà inoltre sempre l'utente a definire l'ipotesi del percorso di carriera - assestato, medio o brillante - da qui alla data di pensionamento. Fonte: LA REPUBBLICA
ENTI LOCALI : CRESCE LA SPESA
Enti Locali: cresce la spesa, in calo le progressioni verticali Torna a crescere il numero dei dipendenti delle regioni e degli enti locali, aumento in gran parte determinato dalla stabilizzazione dei precari; cresce la spesa ed è calato il numero delle progressioni orizzontali e verticali, anche se la loro cifra è ancora assai elevata: sono questi i principali dati che emergono dalle cifre del conto annuale del personale del 2008 che sono state rese note nei giorni scorsi dalla ragioneria generale dello stato. Sulla base di tali indicazioni si deve evidenziare che la stabilizzazione dei precari aumenta la consistenza dei dipendenti a tempo indeterminato ma non determina un incremento del totale complessivo dei lavoratori che prestano la propria attività per i comuni, le province e le regioni, visto il calo dei lavoratori precari. Mentre prosegue la tendenza, che sembra per molti aspetti inarrestabile, all'aumento della spesa per il personale. Da evidenziare il significativo calo, rispetto ai due anni precedenti, delle progressioni, sia orizzontali che verticali. La loro incidenza è comunque assai elevata, interessando infatti il 16,7% del personale in servizio a tempo indeterminato. I dipendenti del comparto regioni ed enti locali erano nel 2008 pari a 522.607 unità, con una crescita di circa 6500 unità, pari allo 0,3%, rispetto all'anno precedente: tale aumento ha determinato una crescita non solo rispetto all'anno immediatamente precedente, cioè al 2007, ma anche rispetto all'anno 2006. Occorre ricordare che in tutti gli anni precedenti questa cifra era costantemente, anche se lievemente, diminuita. È evidente che questa inversione di tendenza è determinata dall'allentamento dei vincoli dettati alle assunzioni di personale, allentamento che con la legge finanziaria 2007 ha interessato soprattutto i comuni e le province soggetti al patto di stabilità. E che, come evidenziato dallo stesso rapporto, ha pesato significativamente la stabilizzazione del personale precario, scelta che ha interessato nel comparto circa 9.800 dipendenti precari. E infatti, specularmente, è diminuito di quasi 12 mila unità il numero dei dipendenti con rapporto di lavoro flessibile: tale diminuzione si registra in gran parte sul versante delle assunzioni a tempo determinato, ma è anche diminuito il numero dei lavoratori socialmente utili. Oltre al calo delle assunzioni a tempo determinato si deve evidenziare anche la flessione dei contratti di formazione e lavoro, strumento già scarsamente utilizzato: nel 2008 essi erano pari a 1.111 unità, con un sostanziale dimezzamento rispetto al 2006. In calo anche il ricorso ai contratti di somministrazione e il numero complessivo dei lavoratori socialmente utili. Da sottolineare che, complessivamente, il numero dei dipendenti pubblici è calato rispetto al 2006, ma è aumentato rispetto all'anno immediatamente precedente, cioè al 2007. L'aumento del numero dei dipendenti pubblici è confermato dal fatto che il tasso di assunzione (con il 4,2%) è salito sopra il tasso di cessazione (3,4%). Nel comparto regioni ed enti locali i valori sono più altri e la forbice è maggiore, essendo rispettivamente pari del 5,7% e del 3,7%. Il comparto regioni ed autonomie locali è quello che ha stabilizzato il numero più elevato di lavoratori precari: nel 2007 il ricorso a questo strumento ha interessato oltre 6.250 unità e nel 2008 quasi 7.800. Le amministrazioni giudicano che alla fine del 2008 erano in possesso dei requisiti per la stabilizzazione oltre 21.000 precari. Sul versante della spesa si deve registrare l'ennesimo aumento, sia rispetto all'anno immediatamente precedente che rispetto al 2006: la variazione della spesa per il personale del 2008 sul 2007 è stata del +5,75%, a fronte del -3,95% del 2007 sul 2006. Tale andamento, sottolinea la Ragioneria generale dello stato, risulta «meno fluttuante» se calcolato al netto degli arretrati, con valori rispettivamente pari a circa +3,2% e +0,5%. Italia Oggi (Carlo Rambaudi 9/1/2010)
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