16/1/2006 Lei non sa chi sono io!, e arriva la sanzione
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Roma. "Lei non sa chi sono io! Parli a come badi!". Se lo dice Totò va bene, ma se lo dice il capo ad un dipendente, rischia la sanzione. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, che ha deciso di punire chi usa espressioni "sconvenienti" come la sopracitata 'Lei non sa chi sono io'. Dopo aver ufficialmente interdetto 'Lei non è nessuno' (provvedimento del luglio 2004), considerata "espressione lesiva della dignità della persona", la Suprema Corte interviene ancora una volta sul variegato e mutevole mondo del linguaggio. A farne le spese, questa volta, un avvocato del foro di Caltagirone, Nicolò V., colpevole di aver apostrofato una sua dipendente intenta a fare fotocopie con le seguenti frasi: "Si deve mettere da parte per darmi la precedenza. Lei non sa chi sono io? Qui è diventato tutto un mercato. Una volta si diceva: prego avvocato, si accomodi..." Ma la signora - dottoressa Concetta R., peraltro privata del titolo che le spettava, come si mette in rilievo nella sentenza 138 - non ci ha pensato su due volte, ed ha denunciato i fatti. Risultato: il consiglio dell'ordine degli avvocati presso il tribunale di Caltagirone ha aperto un provvedimento disciplinare nei confronti dell'avvocato. Contro la sanzione Nicolò V. ha presentato ricorso in Cassazione ma le Sezioni Unite civili lo hanno respinto confermando la legittimità del provvedimento che, a detta di piazza Cavour, è esente da "vizi di motivazione" e non è privo di "congruenza logica".
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Pubblicazione del: 05-01-2007
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