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Scuola: passa la riforma, sciopero generale | |
ELENA ROMANAZZI Roma. Il primo sì della Camera al decreto Gelmini arriva dopo la proclamazione dello sciopero generale dello scuola. I sindacati, questa volta sono compatti. I prof, i precari, il personale Ata di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, incroceranno le braccia il prossimo 30 ottobre e sfileranno per le vie della capitale fino a piazza del Popolo. «Non riesco a comprendere le ragioni della protesta», spiega il ministro dell’Istruzione, «siamo ad un passaggio importante e ad un cambio di epoca per la scuola che diventa un’agenzia di formazione e non un ammortizzatore sociale». In realtà le ragioni, oltre ad essere denunciate dalle diverse sigle, attraversano l’aula della Camera, dove il decreto è passato con 280 sì, 205 no, e 28 astenuti (Udc e minoranze linguistiche) tra le polemiche e uno scontro durissimo tra l’opposizione e la Lega su un ordine del giorno relativo alla distribuzione in tutte le scuole del testo della Costituzione. Il decreto ora passa all’esame del Senato. Le novità. Maestro unico alle elementari a partire dal prossimo anno e riduzione del tempo scuola. Da subito voto in condotta, voto in decimali in tutta la scuola, anche per i più piccoli, interventi per l’edilizia scolastica, graduatorie provinciali per i docenti e inserimento dei sissini (i professori formati dalle scuole di specializzazione per l’insegnamento alle superiori) nelle graduatorie permanenti ad esaurimento, blocco delle riedizioni dei libri scolastici (per cinque anni per la primaria, sei anni per le medie e i licei) per contenere la spesa. Su un punto, in particolare, è stato acceso lo scontro politico e i sindacati sono partiti all’attacco: l’annullamento del modulo e il ritorno al maestro unico. Ma anche il piano, ben più ampio, di contenimento della spesa previsto dalla manovra economica ha fatto discutere. L’unità dei sindacati - spiega Guglielmo Epifani, leader della Cgil - è conseguenza di una finanziaria sbagliata. I tagli e le basse retribuzioni - aggiunge il leader della Uil scuola, Massimo Di Menna - non fanno certo la qualità dell’istruzione. Aula infuocata. La discussione e la votazione degli ordini del giorno (più di 230) al decreto è stata accesa. Ha attaccato il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, che ha dato del «bullo» a Berlusconi perché assente dall’aula. La mano è passata poi a Beppe Fioroni, ex ministro dell’Istruzione che evocando scenari da «Guerre stellari» ha tuonato: al posto delle tre «i» della Moratti (informatica, inglese e impresa) siamo arrivati ad una scuola «inadeguata, impoverita e invecchiata». Una riforma - aggiunge - che va contro tutti e contro tutto per avere sui banchi «meno Cesare e più Cesaroni, con la calcolatrice di Tremonti». Ma è sulla Costituzione che si è consumato lo scontro più duro. Il Pd propone un odg che impegna il governo a «distribuire una copia della Costituzione a tutti gli alunni a partire da quelli residenti a Venezia». Parole che irritano Paola Goisis, deputata leghista: «Come si permettano i colleghi della sinistra di dire che bisogna mandare la Costituzione a Venezia, Treviso, Sondrio, nelle città del nord: studiatevela, che siete voi i razzisti». Fini interviene: «La Costituzione è valida in qualsiasi parte del territorio nazionale». Caso chiuso. Ma non le polemiche. La riforma è fortemente osteggiata. L’Udc sceglie l’astensione, l’Mpa di Lombardo vota a favore ma con il mal di pancia e oggi incontrerà il ministro. Il Pdl fa quadrato. Italo Bocchino spiega: «Al centro della nostra scuola ci sono gli alunni, noi facciamo gli interessi dei cittadini mentre qualcun altro ha usato la scuola come ammortizzatore sociale». Appello a Napolitano. La mobilitazione contro i tagli dell’esecutivo passa anche attraverso la rete. Gli insegnanti si stanno mobilitando e chiedono attraverso vari siti di scrivere una e-mail al Capo dello Stato perché non firmi il provvedimento.
Fonte:IL MATTINO
Pubblicazione del: 10-10-2008
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